“Una piuma che cade dall’ala di un passero provoca un tuono nei mondi lontani” (Comunità, §43)

 

Stiamo ancora sperimentando gli effetti della pandemia, che viene generalmente considerata un flagello giunto inaspettatamente a sconvolgere la vita dell’umanità. Secondo una visione religiosa primitiva, la pandemia va considerata una punizione divina per le colpe dell’uomo. Ma chi ci punisce? Quale divinità è animata da tale volontà? In realtà non esiste alcun Essere superiore che si preoccupa di infliggere punizioni, di qualunque genere esse siano. Questa umanizzazione dei grandi Esseri, che fortunatamente va sempre più scomparendo, fa parte del passato della storia umana.

Esiste invece una legge fondamentale dell’Universo, compresa dal Buddha 2600 anni fa, e riconoscibile dai nostri occhi e dalla nostra coscienza: la legge di causa ed effetto. Questa legge, valida sia sulla Terra che in tutto l’Universo, si può formulare in modo assai semplice e chiaro: ogni accadimento che si manifesta in un dato momento è l’effetto di una causa messa in moto in un momento precedente. Nel collegamento causa-effetto non è implicito alcun giudizio morale: la causa può essere buona o cattiva, e l’effetto sarà anch’esso buono o cattivo. Determinare una causa significa mettere in moto energia, che di per sé è neutra, cioè non è né buona né cattiva. La qualità che viene infusa nell’energia mobilizzata deriva dalla volontà, dal pensiero e dall’azione del suo attivatore

Questa legge fondamentale è strettamente collegata a un’altra legge universale, riconosciuta dal Buddha, la legge di interdipendenza di tutti gli esseri viventi. Nessuna entità nell’Universo, inclusi in primo luogo gli esseri umani, può ritenersi separata da tutto il resto. Se potessimo vedere la rete sottile di connessioni esistenti tra noi, le cose e le altre creature, resteremmo probabilmente stupefatti per questo mirabile intreccio in perenne movimento. Quindi la legge di causa-effetto si può manifestare in tutte le sue implicazioni grazie all’interdipendenza, che ci porta continuamente a riconoscere l’unità dell’Uni-verso.

Per comprendere la portata di questa legge, basta ricordare la famosa affermazione dell’Agni Yoga: “una piuma che cade dall’ala di un passero provoca un tuono nei mondi lontani” (Com. 43). L’Agni Yoga è profondamente permeato dal pensiero del Buddha.

Vi è ancora una terza legge operante nell’Universo, la legge del karma che preferisco ridefinire legge del riequilibrio, perché il termine karma è ancora associato a un effetto punitivo. Mentre le prime due leggi, di causa-effetto e di interdipendenza, sono leggi valide per tutti gli esseri viventi, possiamo supporre che la legge del riequilibrio riguarda in modo particolare, se non esclusiva mente, gli esseri umani, in quanto dotati di libero arbitrio. Come si può enunciare sinteticamente questa legge?  Ogni pensiero, ogni azione umana, determinano uno squilibrio nella situazione preesistente. Questo squilibrio può essere virtuoso, cioè generare qualcosa che sana uno squilibrio negativo precedente, oppure può creare un nuovo squilibrio nocivo. Nel primo caso si parla abitualmente di karma positivo, nel secondo di karma negativo.

Quando si genera karma negativo, la legge richiede che lo squilibrio causato sia riequilibrato da chi lo ha determinato, nella vita attuale o in una vita futura. Il processo di riequilibrio, a volte complesso, può avvenire in modi diversi, volontari o auto-generati. Si può affermare che questa legge indica l’esistenza di una “giustizia” universale molto diversa da quella umana.

È evidente la stretta interazione tra le tre leggi suddette. Esse costituiscono il triangolo delle leggi che governano le inter-relazioni universali. In questa interazione, il punto di partenza è una causa messa in moto, sia come pensiero che come azione. Per la legge di interdipendenza, la causa potrà avere effetti inimmaginabili, più ampi di quanto abitualmente si creda. Inoltre, la causa può portare uno squilibrio, positivo perché riequilibrante, o negativo che chiede riequilibrio. Secondo queste tre leggi è necessario che, di fronte a un qualsiasi evento, ci chiediamo se come esseri umani ne siamo stati la causa.

Se torniamo a considerare la pandemia da Covid-19, è pensiero comune che,  nella sua insorgenza, vi sia una responsabilità almeno parziale dell’umanità stessa. Ma pochi la mettono in relazione con le tre leggi suddette che indicano la responsabilità umana come fattore preminente.  Si tratta verosimilmente di un evento causato dagli stessi esseri umani, effetto disastroso di una causa precedente. Uno squilibrio avvenuto come e tra chi? “Possibile che gli uomini non si rendano conto del carattere peculiare delle tempeste, degli uragani, della calura? Avete ben ragione di dolervi per la natura, che la follia umana rende malata”. Così si legge in Cuore 502, un libro dell’Agni Yoga del 1932. È evidente a tutti che nell’ultimo secolo e soprattutto negli ultimi decenni, si è progressivamente accentuato lo squilibrio nella relazione del regno umano con i tre regni di natura: con le foreste e gli habitat, le risorse minerarie, le specie animali, gli oceani, gli allevamenti intensivi. “Terribili sono le conseguenze causate dalla paura o dalla ricerca di profitto”. (Cu 29)

È fuori luogo imputare la responsabilità della pandemia a un laboratorio che si è lasciato” scappare un virus” o a un pipistrello che ha immesso il virus nell’ambiente.  Il Buddha riconosce, in questi anelli della catena, dei fattori favorenti la manifestazione dell’effetto primario. Qualsiasi siano questi fattori, la responsabilità della pandemia è dell’umanità, o meglio di quella parte di umanità impegnata a creare lo squilibrio, infrangendo le tre leggi relazionali sul Pianeta e generando sofferenza.

Che fare allora? L’Agni Yoga afferma che oggi è indispensabile promuovere nuove cause, che siano volte a un riequilibrio virtuoso. Chi è più avanti nel cammino spirituale, chi si pone al servizio per il Piano Universale, ha il compito di percorrere fino in fondo le scelte etiche per il futuro del Pianeta e di tutti i regni che lo abitano.

Il fervore senza macchia, libero da gravami, apre il vero sentiero”.  Il sentiero del cuore.

Giuseppe Campanella

 

 

 


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