La sintesi si nutre della energia derivante dalla soluzione dei conflitti, che diventano preziose occasioni di superamento e di crescita, veri gradini dell’evoluzione.

La polarità è il meccanismo sottostante alla manifestazione sul nostro pianeta. Ogni cosa che esiste ha il suo opposto. La vita si manifesta grazie al rapporto costruttivo e sinergico tra due fasi o poli, complementari fra di loro (giorno e notte, sonno e veglia…). Tutto è alternanza di due o più condizioni diverse.

Anche il nostro organismo biologico funziona in base ad un ritmo duale, all’alternanza di fasi opposte e complementari. La vita pulsa sul piano fisico con una perfezione che è già compiuta, con un’armonia raggiunta.

Se, invece, ci spostiamo sul nostro livello emotivo e mentale, ci accorgiamo che qui la vita presenta ambivalenze e conflitti e che il processo di armonizzazione deve ancora avvenire.

Il conflitto, che della polarità rappresenta soltanto un aspetto parziale, ha la caratteristica di essere sterile. Impiega tutta l’energia psichica nella pura contrapposizione, rendendola indisponibile ad ogni utilizzo creativo.

Va dunque superato, se si vogliono recuperare le proprie energie, portando gli elementi contrapposti all’interno del campo di coscienza, unico spazio in cui può avvenire l’elaborazione e la trasformazione.

Una prima soluzione possibile consiste nella neutralizzazione dei due elementi, in una polarità “orizzontale” che mette a confronto energia della stessa natura, con esiti diversi:

  • uno dei due soverchia l’altro e lo elimina dal campo di coscienza, ma l’elemento sconfitto si nasconde nell’inconscio da dove opera in modo più subdolo e dannoso.
  • le due forze si equilibrano in sorta di guerra di trincea che depaupera l’energia.
  • i due elementi si alternano nella vittoria, dando tempo allo sconfitto di tornare alla carica. È l’immobilismo di uno sterile confronto.

L’altra soluzione opera da un livello superiore. È una polarità “verticale” che mette a confronto energie di natura diversa portandole a SINTESI. È un’alchimia magica che consente di includere le dualità, rigenerandole in una realtà più ampia che le trascende non negandole, che riassorbe i due elementi in una unità superiore con qualità diverse da ciascuno di essi. Per questo è creativa.

E’ un guardare più in alto e intorno a sé, il riconoscimento del loro senso di appartenenza all’unica radice che lega gli opposti come parti di un tutto, di un insieme più ampio che li comprende e di cui essi rappresentano delle funzioni.

Sette sono i possibili passi del percorso per arrivare alla sintesi:

  1. avere chiari gli elementi in conflitto;
  2. riconoscere l’elemento altro, la sua esistenza, intendendo come “altro” tutto quello che sentiamo “diverso”;
  3. metterli in relazione nel campo di coscienza, adottando un certo grado di distacco. Così ampliamo il campo di coscienza, eliminiamo l’opposizione che fa vivere in una condizione di separatività;
  4. convivere con l’altro, cercando di non disturbarsi a vicenda;
  5. accettare l’altro, riconoscendo il suo diritto di esistere. Solo così ci si può mettere realmente in rapporto.
  6. Integrare l’altro con uno sforzo di volontà saggia e amorevole. Questo ci consente di metterci in relazione con qualsiasi realtà, anche se diversa e lontana da noi.
  7. collaborare con l’altro. È una cooperazione senza più differenze fra parti nostre o esterne.

La sintesi si nutre della energia derivante dalla soluzione dei conflitti, che diventano preziose occasioni di superamento e di crescita, veri gradini dell’evoluzione. I gradini sono, infatti, di ostacolo all’avanzamento orizzontale, (simbolo del muoversi nella vita sempre allo stesso livello), e implicano uno spostamento verticale costringendoci a salire sull’ostacolo per elevarci lungo la scala della nostra vita.

Compiere questo processo, invece di ostacolarlo, nobilita l’uomo al ruolo di collaboratore e artefice dell’evoluzione, di co-creatore di tutto quello che è in manifestazione, in un infinito e progressivo perfezionamento.

Maria Vittoria Randazzo