Quanti nuovi aghi nasceranno in questa primavera? Spero che siano molti, come molti coloro che si sentiranno attratti dall’Agni Yoga. 

 

L’Agni Yoga è come un albero, un possente cedro deodara dell’Himalaya, l’albero degli dei. Le sue radici sono profondamente radicate nella terra. Esse rappresentano i grandi Insegnamenti spirituali del passato, di cui l’Agni Yoga è la sintesi creativa: Induismo, Buddhismo, Cristianesimo, e le forme di Yoga che si sono succedute nei secoli (Hatha, Jnana, Bhakti, Karma, Raja). Perciò le sue radici hanno più di 3000 anni e contengono la saggezza perenne dell’Umanità.

Questo sviluppo di origini antiche, queste basi salde e feconde hanno generato un tronco poderoso che oggi nel 2021 ha 101 anni: i libri dell’Agni Yoga dettati dal Maestro Morya, e i diari e le lettere di Helena Roerich. Quel tronco si erge dritto e alto a collegare la Terra e il Cielo, la vita umana con i Luminari celesti. I primi quattro rami nati dal tronco sono i quattro Roerich: Nicholas, Helena, George e Svetoslav. Come una folgore, hanno attraversato il XX° secolo, partendo da San Pietroburgo e lasciando i segni del loro passaggio in Occidente e Oriente, con la determinazione del fuoco che accende chi è pronto per vibrare della stessa energia.

È impressionante leggere nei diari di Sina Fosdick il resoconto del loro arrivo a New York nel 1920: l’energia con cui hanno immediatamente individuato e raccolto i collaboratori che potevano aiutarli, favoriti dall’accoglienza entusiasta tributata al grande artista russo. Il progetto di impiantare un seme di Bellezza e Cultura universali si concretizzerà in breve nella creazione del Master Institute of United Arts e nel Museo Roerich, che oggi ci appaiono come un grido di gioia lanciato nell’incontro col “Nuovo Mondo”. E non era un grido isolato con questa nota di gioia. Ventotto anni prima, nel 1892, sbarcava a New York un altro grande artista di origine slava, Antonin Dvorak. Il suo contatto con la terra americana, con gli indiani e i neri, stimola in lui la nascita dell’ultima grande composizione nello spirito e stile romantico, la Sinfonia dal Nuovo Mondo: un inno all’America dalla vecchia Europa.

Dopo l’America, l’India. Impressiona egualmente pensare agli anni passati dai Roerich in un luogo remoto come Naggar, sull’Himalaya, dove hanno creato un faro che ha irradiato Luce su tutto il Pianeta.

Quel tronco e quei primi rami sono la forza dell’Agni Yoga, che noi oggi siamo chiamati a fare nostra per diventarne testimoni viventi. Il Convegno Internazionale dello scorso ottobre è stato un’occasione preziosa per percepire quanto questo Insegnamento si sia diffuso nella prima parte del secolo attuale. Ciascun gruppo che coltiva l’Agni Yoga è un punto luminoso: si comincia a intravvedere la rete di Luce di questo Insegnamento sul Pianeta.

Come si sta formando questa rete? Quali sono le sue caratteristiche e quali sono le indicazioni che l’Agni Yoga contiene per la sua diffusione?

Helena Roerich dice che le lezioni non sono necessarie, sono molto più importanti le discussioni sui paragrafi dell’Insegnamento che sono stati letti insieme in gruppo. Il Maestro raccomanda inoltre di evitare ogni forma di proselitismo, a imitazione dei missionari del passato. Egli afferma che è preferibile mettere i libri “ai crocicchi”, cioè in quei luoghi ove più persone possono venirvi a contatto. Ci sarà chi se ne sente attratto e chi no, spontaneamente. Per il Maestro non sono necessarie folle di tiepidi, ma schiere composte da chi ha sentito risuonare l’Agni Yoga nella sua coscienza. Non vi è una sola via per raggiungere l’unica vetta: i sentieri per ascendere la montagna dell’evoluzione sono numerosi, l’importante è calcare quello prescelto con l’autentica concordanza del cuore.

Nell’Agni Yoga non ci sono schemi, tabelle, algoritmi, e nei paragrafi il passaggio da un tema all’altro sembra non seguire un filo logico. Ma l’obiettivo del Maestro è evidente: smuovere la coscienza dalla cristallizzazione e dall’indifferenza della mente concreta. Egli ci raccomanda di non cadere nell’illusione delle contraddizioni apparenti: bisogna saper coltivare contemporaneamente, ad esempio, la tenerezza e l’austerità, che solo il cuore è capace di contemperare.

Invio pensieri di gratitudine a coloro che hanno tradotto in varie lingue i testi dell’Agni Yoga, ponendoli simbolicamente ai crocevia, agli angoli delle strade del Mondo, dando così l’opportunità agli animi pronti di avvicinarsi ai testi che contengono lo spirito nuovo di questo millennio. Essi sono dei veri Servitori.

L’Agni Yoga pone l’accento sulla Gerarchia spirituale, come via preminente per l’evoluzione individuale e di gruppo. Come conciliare questo collegamento, che sembra a primo acchito ricalcare l’atteggiamento devozionale delle religioni dell’Era dei Pesci – che si sta concludendo definitivamente – con l’inizio dell’Era dell’Acquario? C‘è un paragrafo in cui il Maestro parla della devozione. Egli dice che non consiste nel “cantare le laudi”, che non è dubbio, né credulità, né leggerezza: è una torre stabile su un monte, costruita con fermezza e pertinacia, in cui è sempre pronto un rifugio per gli amici.

Ecco un altro aspetto della primavera dello spirito, irradiata dall’Agni Yoga. Il magnete che attira non è il Maestro, ma l’Insegnamento. Quando risuona profondamente nella coscienza, si comprende che il collegamento con il Maestro non è un atteggiamento devozionale nel senso del passato, ma il ricorso all’aiuto insostituibile per procedere con sicurezza e rapidità sulla via dell’evoluzione. Il Maestro è il capo di una cordata a cui chi vuole può agganciarsi, collaborando con la Sua parte del Piano evolutivo per il Pianeta.

Ciascun collaboratore diventa simbolicamente un ramo o un ago del grande deodara: un albero carico di elettricità, dell’energia psichica a cui l’Agni Yoga attribuisce il potere fondamentale della creatività e trasformazione. Ogni “ago” può trasmettere intorno a sé l’energia che ha origine da quelle radici, da quel tronco, da quei primi rami. Quanti nuovi aghi nasceranno in questa primavera? Spero che siano molti, come molti coloro che si sentiranno attratti dall’Agni Yoga. Per l’albero che quest’anno compie 101 anni, quest’età corrisponde alla giovinezza, alla primavera della vita. E lo stesso è per l’Agni Yoga. Se a ottobre ci sentivamo carichi della solennità dei primi cento anni, oggi ci sentiamo animati dalla giovanile bellezza del cedro dell’Himalaya.

In verità, l’Agni Yoga è la Lampada e il Leone del Deserto, il conseguimento spirituale per cui la paura non esiste. “Quando l’umanità avrà compreso la grande unione tra Infinito e particelle e conoscerà il mutuo rapporto tra luce e tenebre, si potrà svelare il sentiero del Leone del Deserto.”

Non è un caso che la Giornata del Maestro, il 24 marzo, sia all’inizio della primavera.

 

Giuseppe Campanella

Riferimenti:    Gerarchia 287, Infinito I 17, Fratellanza 121.
Lettere di Helena Roerich 10.9.1934 – 14.6.1935 – 21.8.1944.