Di certo tutti noi che siamo qui a leggere questo Newsletter siamo persone che hanno sentito da tempo nel loro cuore il richiamo verso qualcosa di nuovo e di bello, verso un mondo migliore e verso una vita più ricca di significato e di qualità.

Abbiamo coltivato queste nostre aspirazioni a lungo e ci siamo preparati con impegno per essere protagonisti nella nascita di un mondo nuovo, e non solo suoi spettatori inerti. Molti di noi hanno dedicato a questo sogno gran parte della loro vita, consacrando ad esso le proprie risorse migliori.

E proprio in questi primi anni 2020, mentre le date astrologiche tanto attese come foriere di rinnovamento si avvicendano una dietro l’altra, le forme della nostra vita si sono fatte difficili e complesse, in molti casi perfino ardue.

L’attenzione che in una fase precedente era almeno in parte concentrata sulla formulazione di nuove idee e di nuovi modelli, è stata catturata in tempi rapidi sui fatti drammatici che segnano oggi la vita planetaria: sono fatti che toccano tutti, e non più solo delle parti del mondo o delle minoranze. Sono fatti di varia natura e origine, dalle sfide climatiche, alla pandemia, ai conflitti che causano migrazioni, solo per citare i più conosciuti, ma questo elenco potrebbe allungarsi di molto.

Quando le sfide vanno a toccare il nostro quotidiano e le scelte che ognuno di noi è chiamato a fare nel mondo delle forme, inevitabilmente questo piano diventa il punto di osservazione su cui si concentra principalmente l’attenzione. E’ allora molto facile assumere una visione orizzontale e cercare sul piano concreto le risposte alle sfide in cui ci imbattiamo.

Senza che ce ne accorgiamo, i due mondi, quello delle aspirazioni per un futuro migliore e quello delle contingenze concrete, cominciano ad allontanarsi fino a diventare due mondi separati, al punto di sembrare perfino divergenti; è difficile allora restare saldi in una visione unitaria della vita che includa e armonizzi aspetti e livelli diversi. E tale sfasatura potrebbe minare perfino l’esperienza della nostra identità.

Una tendenza potrebbe essere di stare con ciò che la vita ci presenta nel qui e ora del quotidiano, rimandando ad un momento futuro l’impegno mentale e concreto verso la costruzione del nuovo mondo aspirato. Un po’ come dire: adesso ho altro di cui occuparmi, tutto il resto può attendere.

In alcuni la percezione della separazione tra parti di sé- aspirazioni da una parte e vita fisica e concreta dall’altra- è tale da portare a ridimensionare il valore delle aspirazioni e dei sogni per focalizzarsi prevalentemente sul piano orizzontale.

Questo è anche il piano nutrito dai media: qualunque sia la versione interpretativa dei fatti da loro proposta, è sempre e comunque orizzontale. Del resto il loro compito è sul piano delle forme, dei fatti conosciuti, delle esperienze concrete.

Su questo piano tutto può essere solo bianco o nero: ma soprattutto su questo piano non esiste verità che tenga. Tutto può volgersi anche nel suo contrario in un battibaleno, a seconda del punto da cui si guarda alle questioni. Ciò vale su tematiche di tutti i generi. Proprio la disamina dei grandi problemi che affliggono l’umanità attraverso prospettive diverse, ognuna con un qualche suo punto di verità parziale, causa o paralisi decisionale o scelte impulsive che omettono di considerare tutti gli aspetti della questione in gioco.

Non c’è perciò da stupirsi se l’insicurezza e la paura dilagano, provocando malesseri nelle persone e ombre nei rapporti con gli altri.

Ciò sta accadendo nelle vite individuali, ma anche nell’ambito delle famiglie e delle amicizie; e purtroppo anche nei gruppi.

Siamo nel pieno della battaglia, per usare un termine caro all’Insegnamento dell’Agni Yoga. Forse avevamo immaginato che questa battaglia sarebbe avvenuta tra noi e un mondo esterno ostile verso i nostri amati ideali. Invece essa viene combattuta molto più vicino: spesso già dentro di noi, tra i nostri pensieri e le nostre emozioni, o tra un’opinione e un’altra. Avviene nel nostro mondo relazionale e avviene nei vari ambiti di cui facciamo parte. La concretezza con cui lo stato di battaglia si presenta, ci dice che non possiamo esimerci dall’esserne parte. Tutto questo è ciò con cui dobbiamo stare.

Si tratta allora di provare a coltivare un’immagine di noi stessi diversa da prima: provare ad esempio a vederci collocati su un filo, su cui dobbiamo tenere un certo punto di equilibrio, punto che va costantemente monitorato. Da quel punto osservare tutto ciò che riguarda la vita concreta e le sue richieste, ma al contempo tenere lo sguardo rivolto verso le aspirazioni migliori. Forse è il momento di farlo non solo come prima, ma anche più di prima, con più determinazione e con più coraggio.

Non significa astrarsi dalle sfide concrete della vita per rifugiarsi in un mondo di sogno, che tra l’altro pare essere sempre più lontano dalla realtà. Ma si tratta di accettare questa posizione di equilibrio, che talvolta può anche risultare un po’ scomoda. Si tratta di accettare coscientemente lo stato di battaglia, considerandola parte integrante del nuovo mondo che vorremmo veder nascere. Lo sforzo che di giorno in giorno ognuno di noi fa per stare in equilibrio tra fatti concreti e aspirazioni, è già una parte della vittoria che vorremmo realizzare.

Una nota caratteristica dello stato in cui ci troviamo è la simultaneità di tutte le esperienze, di tutti i diversi sentimenti, anche di tutti gli accadimenti destrutturanti: tante certezze che crollano tutte insieme, non una alla volta come accadeva prima. Anche questa impegnativa simultaneità è fattore di vittoria nella misura in cui riusciamo ad accettarla.

Altro fattore ne è la rapidità: i problemi che in passato richiedevano anni per evidenziarsi, oggi si presentano e si rivelano con grande rapidità, e la stessa rapidità serve per affrontarli. Perciò siamo chiamati ad accelerare il moto, innanzitutto incrementando il dinamismo della coscienza, da cui dipende poi quello esteriore.

Mentre stiamo in equilibrio su quel filo, ricordiamoci che quella scomoda posizione rappresenta la gestazione prima della nuova Nascita, per noi come individui e per noi come collettività.

Procediamo con lo sguardo stabilmente rivolto al futuro che si prepara a precipitare attraverso ognuno di noi; mentre viviamo nel mondo delle forme incerte, accontentandoci per ora di esercitare l’arte del compromesso, quello più intelligente a cui riusciamo ad accedere, sapendo che, di qualunque cosa si tratti, esso avrà una funzione solo parziale e temporanea.

Anche le opinioni diverse in mezzo a cui ci dibattiamo e lottiamo, sono sempre e solo parziali: nessuna di esse risponde a Verità. Non siamo ancora pronti per cogliere la “vera Verità”: quella che non sta da una parte o dall’altra, ma che “è ciò che è”, certa e incontestabile. E che precipiterà dall’alto, con certezza e con precisa e puntuale chiarezza, ma solo quando avremo imparato a stare nella giusta posizione per poterla attrarre a noi e per poterla accogliere. Fino a quel momento non ci resta che la battaglia orizzontale con le sue conseguenti e inevitabili perdite.

Le giornate del Convegno che ci attende saranno dedicate a guardare insieme verso il “basso” della nostra vita individuale e planetaria, per accoglierlo e guarirlo; e per volgere lo sguardo verso l’”alto” per attrarlo e realizzarlo. Ma soprattutto proveremo a stare in equilibrio sul filo, insieme, in attesa di una Nuova Nascita.

di Marina Bernardi

 

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