Come possiamo svolgere il nostro servizio, individuale e di gruppo, nel rispetto della nostra identità e specificità, mentre contemporaneamente unifichiamo i nostri sforzi con quelli di altri?

Nel brano proposto (vedi sotto), R. Assagioli definisce i criteri di fondo per distinguere il vero servizio da “una qualsiasi specie di utilità sociale” e dalla “prima opera filantropica che si para davanti”. Si tratta di criteri che basano su dei punti veri e saldi, destinati a permanere tali al di là dei cambiamenti che caratterizzano le epoche e le modalità di sviluppo della coscienza umana.

E’ bene comprendere a fondo quali sono le caratteristiche del vero servitore, proprio per avere dinanzi a noi un modello ideale che costituisca un riferimento mentre ci cimentiamo nella costruzione di una vita guidata dal richiamo verso il Bene Comune.

Tuttavia, è anche vero che ogni fase della storia dell’umanità ci pone di fronte a delle condizioni esistenziali specifiche e al tipo di necessità che ne consegue.

Possiamo così vedere come nel secolo scorso, soprattutto nella seconda parte di esso, fosse prioritario dedicarsi alla preparazione di se stessi come servitori: comprendere cos’è il vero servizio e adeguare i vari aspetti della nostra personalità ai suoi requisiti; imparare a distinguere i vari livelli del servizio e a leggerne le possibilità di cooperazione con i regni “superumani”; tracciare insomma una mappa di percorso autorealizzativo piuttosto precisa e orientante.

Credo che siamo tutti d’accordo nel riconoscere che oggi ci troviamo di fronte a uno stato di emergenza del tutto particolare, in cui una destrutturazione destabilizzante e spesso violenta, ben visibile in molte sfere della vita umana, si accompagna a un incremento di impegno verso il cambiamento da parte di molti, mentre qui e lì cominciamo anche a percepire i vagiti di un nuovo mondo.

Cosa è richiesto al servitore di oggi? Come può contribuire attivamente al miglioramento del mondo chi aspira a rendersi utile?

Innanzitutto il servizio si sta rapidamente spostando dall’essere un’esperienza soprattutto individuale all’essere parte di un esperimento di gruppo. Nell’epoca di Acquario, in cui il Gruppo come entità autocosciente e operativa prenderà sempre più il sopravvento, anche il servizio deve per forza seguire queste orme. Si tratta dunque di ampliare l’auto-preparazione a includere la capacità di lavorare insieme con altri: cosa molto spesso non facile, ma imprescindibile al giorno d’oggi.

E non solo l’individuo è chiamato ad imparare a stare costruttivamente in gruppo, ma anche il gruppo e tutti i gruppi devono scoprire qual è il contributo che loro compete nello spazio ampio delle necessità attuali.

Un’altra nota dell’epoca di Acquario è la Sintesi: concetto di certo letto e ascoltato ripetutamente, ma cosa sta a significare più precisamente questo termine? In parole povere vuol dire abbattere le barriere di separazione tra noi e gli altri, tra un gruppo e l’altro, tra un sottogruppo umano e l’altro, tra una maggioranza e una minoranza, tra organizzazioni e movimenti che agiscono con metodi diversi. Smettere di erigere muri, mentre contemporaneamente stiamo saldi nella consapevolezza delle nostre peculiarità e manteniamo quelle distinzioni che danno più intensità e forza alla nostra opera: sembra una contraddizione, ma non lo è…

Sintesi vuol dire anche qualcosa di più: non solo abbattere le separazioni, cosa che di per sé produce unione, ma anche sospingere il flusso di tutti gli intenti verso il Bene che esseri umani diversi riescono a coltivare, verso dei punti di convergenza e verso mète più elevate e più vere.

Oggi non è più il tempo di estraniarci dal mondo per concentrarci sullo sviluppo di noi stessi, cosa peraltro nobile e necessaria, ma imparare anche a stare col mondo e a comparteciparne gli sforzi e la lotta in tutte le sue svariate forme.

Nasce perciò una domanda: <<come possiamo svolgere il nostro servizio, individuale e di gruppo, nel rispetto della nostra identità e specificità, mentre contemporaneamente unifichiamo i nostri sforzi con quelli di altri?>>

Credo proprio che rispondere a questa domanda sia ciò verso cui dobbiamo sempre più tendere: aprendoci per gradi, riflettendo, chiedendoci in che modo possiamo essere più utili al mondo, in questo momento addirittura alla sua salvezza, perché di questo oggi si tratta.

Mentre mi pongo questa domanda e la depongo nel mio cuore, mi vengono subito alcuni spunti: portare l’attenzione a quello che altri gruppi, organizzazioni e movimenti (anche quelli molto diversi da noi) stanno facendo, riconoscerne il valore, apprezzarne l’impegno e riversare amore sulle loro opere; mettere al loro servizio, anche solo sul piano sottile, tutto ciò che abbiamo imparato nella nostra lunga e approfondita preparazione; non trattenere nulla per noi ma profondere con generosità. E, cosa non meno importante, riconoscere i talenti e le qualità che altri gruppi umani hanno sviluppato e manifestano, aprendoci a riceverle, assorbirle e utilizzarle.

Marina Bernardi

Il Servizio – La via maestra per la realizzazione spirituale

Estratto da:

Il Servizio
La via maestra per la realizzazione spirituale
ed. Comunità di Etica Vivente, maggio 2003