Ciascuno di noi viene al mondo con una dotazione preziosa: un bagaglio, un patrimonio che chiamiamo talenti.

La parola “talento” deriva dal greco tálanton, che significava “bilancia”. Più tardi indicò il peso, la misura del valore, e fu anche una delle prime monete in uso tra diversi popoli antichi, tra cui i romani.

Etimologicamente, dunque, il talento è il valore che non rappresenta soltanto un dono, ma anche una responsabilità: un peso sacro che ci viene affidato perché possa fiorire e diventare servizio offerto al mondo.

Se chiudiamo gli occhi e pronunciamo la parola “talento”, è probabile che emerga, dal nostro inconscio, la parabola del Vangelo di Matteo che racconta di un padrone che affida somme diverse ai suoi servi e, al ritorno, loda chi ha saputo far fruttare ciò che ha ricevuto, rimproverando invece chi, per paura, ha nascosto il proprio talento sottoterra.

La parabola dei talenti emette un messaggio chiaro: i doni vanno coltivati e messi in circolazione, non sotterrati.

Il talento è una dote speciale che si manifesta come un’attitudine naturale, ma che richiede comunque impegno, sforzo, studio e dedizione per essere potenziato e sviluppato.

Richiede un “prezzo da pagare” perché occorrerà sacrificare qualcosa nella nostra vita per consentirne la manifestazione.

È necessario vigilare su noi stessi affinché i doni ricevuti non vengano soffocati dalla paura, ma investiti nella vita con coraggio, responsabilità e generosità.

In chiave spirituale, il padrone rappresenta il Sé superiore, i servi siamo noi, e i talenti sono le energie interiori dell’Anima. La parabola ci ricorda che ogni talento nascosto si trasforma in peso; ogni talento espresso diventa luce splendente e contributo al Piano evolutivo.

Viviamo però in una società che misura gli scambi attraverso il denaro. Esso è una forma di energia cristallizzata che, nella sua essenza, dovrebbe favorire cooperazione e la creazione di relazioni d’amore.

Eppure, troppo spesso diventa il primo nemico dei talenti. Quando intuiamo un talento, ci chiediamo:

  • Mi permetterà di vivere?
  • Mi garantirà sicurezza?

Così rischiamo di tradire i nostri talenti, sacrificandoli alla paura o all’avidità sull’altare del dio denaro.

Siamo chiamati a guarire il nostro rapporto con il denaro: significa liberarlo dalla paura di non avere abbastanza, dalla memoria inconscia collettiva della carestia e dal senso di colpa per averlo gestito male nel passato come umanità. Occorre avere il coraggio di gestire questa potente energia con responsabilità senza avere la paura di esserne posseduti e travolti. Uno scorretto rapporto con il denaro, infatti, ostacola la manifestazione dei talenti.

Bob Dylan diceva “Vivere una vita di successo significa fare dalla mattina alla sera ciò che ci piace”.

E allora chiediamoci:

  • Stiamo vivendo una vita che ci piace?
  • Siamo soddisfatti di ciò che facciamo?
  • I nostri talenti si esprimono liberamente o siamo prigionieri del denaro?
  • Se il denaro non fosse un vincolo, cosa faremmo davvero della nostra vita?

La nostra Anima nella sua essenza più profonda custodisce il Talento dell’Essere, che si riflette nel quotidiano nei talenti del fare. Se contattiamo questo nucleo profondo, anche l’agire troverà la sua via naturale e non ci mancherà mai nulla di essenziale. Vivremo allora nella reale abbondanza e pienezza.Se invece sacrifichiamo la vita a un successo materiale apparente, potremo avere molto denaro, ma resteremo poveri interiormente, tradendo noi stessi e il nostro compito esistenziale.

Identificare il Talento dell’Essere significa comprendere chi siamo veramente e quale contributo siamo chiamati a dare su questo pianeta. Liberare i talenti significa liberare anche la coscienza dai condizionamenti e dalle paure: è un cammino di autoconoscenza, autodeterminazione e crescita spirituale.

Siamo chiamati ad avere fiducia nella vita e a sperimentare la vera abbondanza che non è la ricchezza, ma la prosperità che è fondata su:

  • una vita integra, orientata da valori e principi superiori,
  • una vita sobria e rispettosa delle risorse del pianeta,
  • una vita che conosce l’essenzialità dell’“avere abbastanza”.

Una persona veramente spirituale è colei che sa governare talenti e denaro con saggezza, trasformandoli in servizio e contributo al mondo consapevole di fare la propria parte nel lavoro “Uno”.

La qualità della vita fiorisce quando talento e denaro si incontrano nella coscienza, generando non solo benessere personale, ma anche un autentico contributo al futuro dell’umanità. E come diceva Walt Disney: “Se puoi sognarlo, puoi farlo.”

Di Marcello Spinello


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