Credo che tutti coloro che hanno stabilito una relazione profonda con un Insegnamento possano testimoniare che l’incontro con esso è sempre avvenuto in seguito a una fase di ricerca, più o meno consapevole.

 

Quando, ormai più di trent’anni fa, un amico mi donò quel piccolo libro intitolato “Appello, foglie del giardino di Morya” della Collana Agni Yoga, lì per lì lo considerai uno dei tanti libri su temi di ricerca spirituale che allora leggevo con passione. Ma quando lo aprii mi resi subito conto che quel libro era diverso da tutti gli altri: scritto sotto forma di brevi paragrafi su temi vari, ma quasi tutti caratterizzati da una nota esortativa e stimolante, un linguaggio spesso poetico, le parole rivolte non ad un anonimo lettore ma espresse per lo più in seconda persona, sicchè pareva che qualcuno intendesse parlare proprio a me…

E lo faceva con potenza e senza mezzi termini, con amore e con bellezza. La mia mente non riusciva ad afferrare tutti i contenuti: alcune frasi mi suonavano misteriose, altre addirittura incomprensibili. Ma sentivo che quelle parole arrivavano dritte dritte in una zona profonda della mia psiche e vi producevano degli effetti: nascevano in me delle domande, e provavo a guardare a me stessa dall’angolatura da cui pareva guardarmi chi aveva scritto quel libro e cercavo di capire quale fosse il suo intento.

Dopo quel primo libro ne lessi altri, uno dietro l’altro o quasi, fino a leggere tutti quelli che facevano parte di quella collana. Ognuno era diverso dall’altro, sia come temi di fondo che anche come stile di scrittura. Eppure da tutti trapelava un richiamo potente e piano piano mi si profilava davanti un quadro della vita umana e della vita più ampia, che era del tutto nuovo per me. Partendo da quell’Appello iniziale del primo libro, quei testi mi accompagnavano in territori nuovi o comunque mi facevano guardare a ciò che già conoscevo con occhi del tutto nuovi.

Questo Insegnamento entrò nella mia vita dopo che mi ero occupata per qualche anno della mia personalità, cercando di integrarla e armonizzarla il più possibile: da questa prima fase di lavoro interiore era nato spontaneo l’anelito a conoscere e comprendere di più del mondo intorno a me e del senso della vita. Penso di poter testimoniare che quando la coscienza si pone in atteggiamento di ricerca i giusti strumenti per accompagnarci nel prossimo passo ci vengono incontro: e questo vale ancor più per gli Insegnamenti spirituali, come se il loro proposito intrinseco, cioè quello di essere dei fari di luce per l’umanità, li rendesse vivi e perfino percettivi e responsivi all’anelito allo sviluppo degli esseri umani.

Credo che tutti coloro che hanno stabilito una relazione profonda con un Insegnamento possano testimoniare che l’incontro con esso è sempre avvenuto in seguito a una fase di ricerca, più o meno consapevole, e che la lettura delle prime pagine ha acceso nel cuore una scintilla di gioia, di riconoscimento e di perfetta corrispondenza.

I libri dell’Agni Yoga si estendono a tutti i mondi, da quelli personali e quotidiani alla vastità dei “mondi lontani”: il costante caloroso incitamento a protendersi verso quei mondi e ad imparare a considerarli e contemplarli nella propria coscienza, fa di questo Insegnamento una chiave efficace per aprire le porte alle molte diverse dimensioni in cui le varie componenti del nostro essere hanno la facoltà naturale di vivere.

Il prossimo Convegno di Agni Yoga sarà un’occasione per immergere la nostra coscienza in un contenitore spazio – temporale adatto ad amplificarne le sfere di contatto e ad iniziare o proseguire il nostro viaggio consapevole dal nostro piccolo centro al cosmo.

(Marina Bernardi, 21-1 2020)

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