Il fuoco, lo sappiamo bene, è segno di distruzione, ma anche di rinnovamento e di nuova Vita.

 

Inutile soffermarmi a descrivere la profonda impressione e i sentimenti provati davanti alle immagini trasmesse nella serata del 15 aprile: senso di impotenza, di fine, di morte… Per certo sentimenti provati da tutti noi.

Ma a un certo punto, dopo il primo momento di impatto, ho riconosciuto che si faceva strada in me anche un altro tipo di sentimento e di pensiero: una sensazione che stesse accadendo qualcosa che non aveva solo un significato distruttivo, ma che aprisse invece la strada a qualcosa di nuovo, ormai pronto per venire alla luce. Sono perciò rimasta lì, davanti allo schermo e alle voci concitate dei commentatori della televisione, con questo doppio filone di percezioni.

In particolare mi ha colpita il crollo del pinnacolo più alto, che si piegava su se stesso e cadeva avvolto dalle fiamme; fiamme che non venivano dall’esterno ma che salivano da dentro, particolare non irrilevante. In quel momento ho avvertito che si compiva sottilmente qualcosa di grande e di ineffabile, un evento fermato in quel preciso istante, eppure un evento che segnava la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra.

Nei giorni successivi alle mie riflessioni si sono aggiunte quelle condivise con molti altri amici, sia della Comunità che da altre parti del mondo, che ora voglio provare a sintetizzare.

Come primo, un rimando all’effetto purificante del fuoco, cosa ben nota a tutti: e stavolta il fuoco ha scelto proprio un punto centrale all’interno del vasto spazio di culto del mondo, una chiesa conosciuta, direttamente o indirettamente, da tutti, punto magnetico di una delle grandi capitali d’Europa. Se la stessa cosa fosse accaduta in una qualunque chiesa di una qualunque città, di certo non avrebbe avuto lo stesso impatto. Invece così tutto il mondo è stato messo a contatto con quel fuoco impetuoso e divorante: il simbolo del fuoco, centrale in tutti le religioni e i culti del mondo, è uscito dal reame dell’immaginario dei simboli e si è manifestato sul piano fisico.

Il fuoco, lo sappiamo bene, è segno di distruzione, ma anche di rinnovamento e di nuova Vita: quante volte abbiamo nominato il battesimo del fuoco?

Quelle fiamme hanno portato via con sé un’intera epoca: quella in cui si è gradualmente costruita la Chiesa come istituzione, con le sue distorsioni e cristallizzazioni e indebito uso del potere, tutte cose che ben conosciamo e che hanno fatto ormai il loro tempo. La nuova umanità non solo non ha più bisogno di tutto ciò, ma ne viene fortemente rallentata. Accanto a questo, c’è però anche l’altro aspetto, quello della fede, della devozione pura, dell’elevazione, della conversione, dei pellegrinaggi, del contatto col divino che in quella chiesa hanno avuto luogo per tanto tempo… l’aspetto bello e vitale del culto, insomma. Tutto questo si è stratificato in quella chiesa un secolo dopo l’altro, creando così dei grossi accumuli (a questa parola do il preciso significato positivo che le dà l’Agni Yoga) di valori e di qualità, che sono stati a lungo custoditi tra quelle mura ed ora liberati e irradiati in uno spazio molto più ampio, in tutto il mondo. Con le parole di un’amica, “le immagini scolpite nella pietra, che fanno parte dell’antica simbologia alchemica della cattedrale, sono state purificate dal fuoco, fuoco sacro che darà nuova vita e significato alla trasmutazione della materia, dentro e fuori di noi”.

E insieme ai molti significati simbolici racchiusi nella Cattedrale, c’è anche, dominante su tutti gli altri, quello della coscienza Cristica che ora emerge e si libera nel cielo attraverso le fiamme; che si mette in primo piano davanti agli occhi del mondo; che finalmente è pronta per sprigionarsi dai luoghi di culto, che l’hanno preservata ma anche soffocata; che, in un moto impetuoso e proteso verso il cielo, si impone con determinazione a tutti e che chiede più attenzione a coloro che la sanno cogliere.

Ogni volta che un corpo fisico muore, il potere dello spirito rompe il guscio di forme ormai cristallizzate, e questo vale per tutto e per tutti. Vale per la nostra morte e per la morte di tutte le creature, così come per quella di un’opera d’arte. Così, quel pinnacolo divorato dalle fiamme, ha rappresentato bene che la sua funzione di collegare l’intera struttura fisica col cielo, è finita: oggi è tempo che quella funzione venga svolta dall’Anima che si protende verso il regno delle Anime. È tempo perciò per ognuno e per tutti di volgersi con decisione all’interno, verso la luce dell’Anima, e di costruire il nostro pinnacolo interno con il Cristo interiore sulla sua sommità.

Dei vigili del fuoco quella sera è stato l’arduo compito di spegnere le fiamme, a noi resta quello, ancora più arduo ma entusiasmante, di accendere il nostro fuoco interiore.

C’è poi un significato che è insito nel nome stesso della Cattedrale: Notre Dame, la Nostra Signora. Una chiesa dedicata alla Madre del Mondo e al Principio femminile. Questo particolare non vuole forse dirci che è tempo che il Divino femminino, che è deposto in ogni aspetto del femminile, sia in corpi femminili che maschili, si liberi e che prenda il suo giusto posto nelle vicende del mondo? Nostra Signora si è sacrificata, così come fa ogni buona madre, per sospingere i suoi figli, noi, a una vita più raffinata e più umana.

Anche l’effetto preciso del fuoco sulla forma non è privo di valore simbolico: le mura hanno retto e si è bruciato il tetto, che vuol dire che la struttura portante resta e va solo risistemata, mentre il tetto, quello che separa la terra dal cielo, va tolto. Confesso che, forse suggestionata dalla bellezza della basilica di San Galgano, mi è venuta un’immagine della Cattedrale dopo la ricostruzione: un edificio senza un tetto solido e oscurante, ma con un tetto in vetro o materiale analogo, leggero e trasparente, che protegga senza separare, così che antico e moderno possano interpenetrarsi e cooperare. Forse solo fantasie impossibili, ma non si sa mai…

E un’ultima notazione che mi sembra interessante: il 15 aprile è la Giornata Mondiale della Cultura, come proclamato recentemente a riconoscimento del giorno in cui è stato firmato il patto Roerich per la protezione delle opere d’arte e di cultura. E in questo 2019 cade proprio l’84 esimo anniversario della firma del Patto, un intero ciclo di Urano.

Forse, anzi certamente, l’incendio a Notre Dame ci annuncia che un’intera epoca sta andando a fuoco, quella del Dio lontano, verso cui protendersi con sforzo, così come si protendono verso l’alto i muri degli edifici in stile gotico. E che un’epoca nuova sta nascendo, quella del Dio interiore, che si trova in ogni essere e che si manifesta attraverso ogni aspetto della vita quotidiana.

 

Marina Bernardi, 19 aprile 2019