Molti confondono l’unanimità con l’uniformità; ma si stratta di due cose del tutto diverse, come è chiaramente rivelato dalla radice di ognuno dei due termini: unanimità deriva da ‘anima’ e significa avere la stessa anima; uniformità deriva da ‘forma’ e significa avere la stessa forma..

 

II concetto di Unanimità è difficile da comprendersi nel suo giusto significato: è l’affermazione di un’unità essenziale che sottostà a tutto ciò che è in manifestazione e che lega gli uomini tra di loro nell’anima.

É la situazione iniziale e ultima di ogni creatura nel grande gioco del divenire che, pur presentandoci diversi aspetti, ci lascia intuire la grande sintesi a cui siamo destinati. É una vocazione spesso rinnegata ma spontanea del nostro animo, che non può essere imposta e che non deve essere confusa con l’uniformità, cioè col tendere alla stessa forma. É l’identità delle aspirazioni più profonde della nostra anima e perciò tutela ed esprime gli interessi di ogni uomo e di tutti gli uomini, perché non si lega alle singole personalità, ma a ciò che vi è di piu autentico e permanente dentro di noi: il Sè.

É difficile da raggiungere perché ciascuno di noi è legato al­la propria volontà personale, all’orgoglio e alla sicurezza delle proprie idee, dei propri metodi, dei propri giudizi. É difficile perché ci attacchiamo ai nostri preconcetti e ai nostri pregiudizi, interferendo con un’ottica soggettiva nella libertà e nella responsabilità altrui.

É difficile perché è difficile sviluppare amore, senso di universalità, spirito di integrazione e volontà di armonia e di sintesi.

La si realizza accettando il concetto di unità nella diversità, sviluppando un’intenzione unanime e un pensiero unificato in un interesse comune e generale, che ci condurrà a un’azione unificata come gruppo umano. Teillard de Chardin ne “II Fenomeno Umano” chiama questo processo ‘Mega-sintesi’ e lo descrive così: “quella Cosa per cui non abbiamo ancora un nome, e che sarà portata in manifestazione dalla graduale unione degli individui, dei popoli e delle razze, dovrà essere super-fisica e non intra-fisica per essere coerente con il resto. Più profonda dell’azione comune in cui trova espressione, più importante del comu­ne potere in azione da cui emerge in virtù di una specie di auto-nascita, sta la realtà stessa, costituita dalla riunione vivente delle particelle che la riflettono… Ci troviamo così dinnanzi a una collettività armonizzata di consapevolezza, che equivale a una specie di super-coscienza. L’ideale è che la terra non solo divenga aperta a una miriade di grandi pensieri, ma sia compresa in un unico involucro di pensiero, così da formare, funzionalmente, non più d’un grano di pensiero sulla scala siderale, raggruppandosi insieme le pluralità delle riflessioni individuali e comunicandosi forza l’una con l’altra nell’atto d’una singola riflessione unanime.

Questa è la forma generale in cui, per analogia e in simmetria con il passato, siamo indotti scientificamente a raffigurarci il futuro del genere umano”.

Questo ha scritto Teillard de Chardin e quelle che seguono sono alcune riflessioni di Roberto Assagioli su ‘II Principio di Unanimità’, che è il tema del nostro lavoro nei mesi di luglio e di agosto.

Molti confondono l’unanimità con l’uniformità; ma si stratta di due cose del tutto diverse, come è chiaramente rivelato dalla radice di ognuno dei due termini: unanimità deriva da ‘anima’ e significa avere la stessa anima; uniformità deriva da ‘forma’ e significa avere la stessa forma. Questa differenza fondamentale non è ben chiaramente compresa in pratica.

II vero ideale dell’unanimità è difficile a conservarsi, viene facilmente travisato e l’uniformità tende a prenderne il posto. Ma questa è un’insidia: imporre l’uniformità è persino troppo facile a un capo che assuma troppa autorità in un gruppo e, malgrado ciò possa avere l’apparenza di ‘unisono’, non lo è; ed è certamente in contrasto con il tipo di la­voro della ‘Nuova Era’.

Unanimità significa identità di intenzione, significa che un gruppo o una collettività di persone si sente unito in uno scopo fondamentale per un’impresa comune, ma non signi­fica che il compito di ognuna debba essere lo stesso; diver­sità di sforzo, di espressione, di forma, sono perfettamente compatibili con uno scopo unanime e sono anzi le garanzie di una vivente unanimità che scaturisce dall’interno. L’unanimità di scopo permette diversità sia nei campi di manifestazione, sia nei modi e mezzi attraverso cui si giunge all’attuazione. Vi può essere una grande varietà di piani per l’attuazione d’uno scopo fondamentale e questi piani possono estendersi ai più diversi settori, che richiedono corrispondente diversità di metodi. Ma se l’unanimità di scopo è forte ed evidente, non verrà in alcun modo intaccata da tale differenziazione. Sarà semplicemente interpretata in modo da far fronte a ogni nuova situazione che possa sorgere.

Inutile dire che questo non è facile a ottenersi perché spesso, per quanto buone siano le nostre intenzioni, diversi sono i nostri modi di vedere e diverse le nostre idee in merito ai migliori metodi da usare. Ma è possibile una duttilità di cooperazione esterna, basata su un contatto e relazioni interne, ed esistono tecniche che possono essere di aiuto.

Una di queste consiste nel costruire continuamente relazio­ni interne e nel mantenere un senso di unità e di comunità di scopo, malgrado certe divergenze esterne; e questo signi­fica coltivare l’amore, la comprensione, la fiducia. Un’altra tecnica è quella di distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è: dove l’unità è necessaria, e dove la libertà è utile, il che richiede chiarezza di pensiero, discriminazione e saggezza.

La concezione della libertà deve essere impostata nella giusta prospettiva e senza porre l’enfasi sulla libertà quale fine a se stessa; deve essere utilizzata per apportare forza, sviluppo e piena mobilitazione delle potenzialità di gruppo. Una unanimità essenziale, che concede libertà e la necessaria libertà di espressione, è la chiave dei giusti rapporti in un gruppo e del suo lento e ininterrotto progredire verso lo scopo.

Un’altra tecnica utile è quella di evitare di dare troppa importanza ai metodi e ai dettagli, perché il mettere l’accento su di essi porta a divergenze; ognuno di noi ha le sue idee su come le cose andrebbero fatte, e l’opinione di ciascuno può essere giustificata solo fino a un certo punto. Perciò è saggia precauzione mantenere l’enfasi sull’intenzione comune e lasciare che i dettagli minori riguardanti la forma si sviluppino gradualmente. Qualche volta si dà il caso che vi sia un’opinione riguardo ai metodi migliori, ma spesso ciò non è possibile; e se il gruppo accentra l’attenzione laddove esiste la divergenza, ne rimane indebolito e diviso. Una delle migliori dimostrazioni di unanimità è l’amicizia, la vera amicizia, che ignora tutte le differenze di minore importanza e si mantiene costante attraverso tutti gli alti e i bassi della vita. Tale amicizia nasce da un profondo legame interiore e di conseguenza non viene influenzata dalle questioni e dagli eventi più transitori; come sentenzia Shakespeare: “Fate co­me fanno gli avversari nella legge: lottate con forza; ma mangiate e bevete da amici”.

Un’altra tecnica da coltivare è l’apprezzamento del valore degli altri; la diversità nell’unità comporta il mutuo rispetto e l’essere pronti a dare e ad accettare, senza imposizioni di autorità degli uni sugli altri. Questa qualità puo svilupparsi laddove c’è una profonda umiltà, basata sull’accettazione dell’inevitable incompletezza di tutti i punti di vista e delle azioni personali. L’avvicinamento individuale può raramente abbracciare tutto e oggi è necessaria l’estensione al gruppo per affrontare le sempre crescenti richieste della vi­ta della Nuova Era.

II contributo del gruppo, regolato dal principio del Bene e del Tutto o del ‘bene maggiore per il maggior numero’, crea una forza potente e unanime, con le multiformi sfaccettature costituite dai suoi membri e dalle potenzialità di ogni individuo, moltiplicate dalla forza dell’insieme. Per illustrare questo fatto, si può pensare all’accordo musicale, che risulta dall’armoniosa mescolanza di suoni diversi; e anche al colore bianco, che è il risultato della fusione di tutti i colori dello spettro. É chiaro che si tratta di un metodo del tutto diverso da quello dell’uniformità o conformismo o dittatura.